I.M.I.
Dolce Cuore del mio Gesù fa’ che io ti ami sempre più.
Sia lodato e ringraziato ogni momento il Santissimo e Divinissimo Sacramento; oggi e sempre sia lodato Gesù mio Sacramentato.
O Cuore amabilissimo del caro mio Gesù, il vostro amor dolcissimo io voglio e niente più.
Nell’Eucaristia il Signore mostra l'eccesso di una grande degnazione!
Qual degnazione, Signor mio, qual degnazione non fu la tua di lasciare il soglio celeste e venire in terra pigliando carne umana passibile! Un Dio che si esinanisce, assumendo le forme di un servo - dice l’Apostolo Paolo: Exinanivit semetipsum formam servi accipiens [Fil 2,7].
Ed eccolo nascere anzitutto in una povera grotta e nel colmo verno, perché giunti gli altri che vanno a Betlemme pel censimento vi è ove alloggiarsi. Solo al Nazareno di amore si nega l’alloggio e la povera Sacra Famiglia è costretta a ripararsi in una grotta, ove il Bambinello nasce riscaldato solo dal fiato di due animali. I pastori si recano ad adorarlo, i Magi ad offrirgli oro, incenso e mirra ma, presto presto, Egli deve ripararsi dalle insidie di Erode e fuggire in Egitto - terra d'infedeli - attraversando pericoli inauditi. Ei ritorna dopo sette anni ed eccolo umile, povero artigiano che lavora nella bottega di Giuseppe santificando così e nobilmente il lavoro; quelle mani creatrici del mondo non sdegnano maneggiare la sega e la pialla.
Per ben trent’anni si asside al povero desco, miseramente nutrendo le sue carni. Ed egli a trent’anni incomincia la laboriosa vita dell’Evangelica Predicazione scegliendosi a compagni dodici poveri uomini, coi quali divide il sonno e il poco cibo che può procurarsi con una vita stentata.
I Giudei, il suo popolo, gli tendono insidie ed Egli profonde su di essi tesori di grazia. Ei passa in mezzo ad essi sempre beneficando, moltiplicando i miracoli di sua Divina Onnipotenza, non ostante i quali il suo popolo non lo riconosce e, preda della più nera ingratitudine, gli prepara una dolorosissima passione e una morte ignominiosa in Croce. Il buon Signore tutto conosce, ne rende avvertiti gli Apostoli e, pria di dipartirsi dai suoi figli, Egli non li vuol lasciare orfani. Egli vuole restare in mezzo a loro, vuol moltiplicarsi a mille petti, vuole irraggiare i suoi raggi di amore su mille e mille cuori, sui cuori di tutti i credenti in Lui.
Eccolo alla istituzione del Venerabile Sacramento [cf. Lc 22, 14-20]. Dopo averlo in diversi incontri preannunziato durante i tre anni di sua vita Evangelica, Egli si riserba gli ultimi giorni di sua terrena dimora per istituire il gran Sacramento, che doveva costituire il vincolo perpetuo della creatura credente al suo Creatore; il laccio d’oro mirabile, che lega le anime credenti con Dio e tra loro; la meravigliosa catena elettrica che tutto avvince e tiene strette le anime elette anzi, con influsso benefico ognor crescente, agisce anche a distanza sulle anime peccatrici e a sé le chiama. Ed esse non possono resistere al dolce invito di amore ed eccole ai piedi del Divin Verbo a recitare il poenitet delle loro colpe, implorare il perdono, ardere dal desiderio di cibarsi delle sue Sacre carni.
L’Evangelista S. Giovanni al principio del capitolo 13, versicolo 1º e seguenti, così si esprime: Quum Jesus dilexisset suos qui erant in mundo, in finem dilexit eos [Gv 13, 1]. Avendo il Signore amato i suoi, li amò sino alla fine. L’amore, che sempre aveva per loro dimostrato, allora si fecce più grande, irrompe in straordinaria effusione ed Egli, il Divin Signore, lascia loro il solenne pegno, il dolcissimo ricordo dell'amor suo.
Siamo adunque alla vigilia degli azimi e il Signore esprime ai suoi cari il desiderio di cenare con loro [cf. Lc 22, 14-15); ed era questa l'ultima cena, il mesto addio che il Salvatore si accingeva a dare loro. Disposto tutto nel cenacolo Egli, in prova dello sviscerato amore pei suoi discepoli e per dare loro una grande lezione di umiltà Cristiana, imprende a lavare loro i piedi. E compiuta tale cerimonia, Egli si mostra addolorato pensando che, pur fra i dodici suoi discepoli, non mancherà il traditore. È necessario peraltro – [Egli dice loro] – che le Scritture si adempiano, che io me ne vada [cf. Gv 13,3-5.12-21], e però vi lascerò il mio ricordo a pegno di amore (Autog. In ASCO, CM, C 4, fasc. 4, ff. 1r-2v).
P. Eustachio Montemurro
(Predicazione della Parola di Dio)